Platone dà un contributo decisivo alla formazione della scienza. Ne stabilisce 2 principi che saranno alla base della rivoluzione scientifica moderna e che sono altrettanti pilastri della scienza attuale. E cioè il primato relativo della teoria e l’indispensabilità della matematica.
IL PRIMATO DELLA TEORIA
Riguardo al primo, Platone sostiene che nella nostra mente sono presenti le Idee, cioè le matrici di ogni cosa. Mentre l’osservazione sensibile ci fa conoscere le cose solo come copie deformi delle Idee. Ne segue che per fare scienza, cioè per conoscere la reale e vera costituzione delle cose, si deve partire dalla teoria, cioè dal ragionamento puro. E in base alla teoria giudicare l’esperienza e utilizzarla in modo selettivo.
L’INSDIPENSABILITA’ DELLA MATEMATICA
Riguardo al 2° principio, Platone afferma che il mondo delle Idee ha principi (Uno, Diade, Numeri ideali) e un ordine matematici. Dunque il cosmo fisico, in quanto sua copia, possiede una costituzione matematica. Per fare scienza è pertanto indispensabile descrivere e spiegare le cose e i fenomeni naturali utilizzando la matematica. In altre parole, sono scienze solo quelle conoscenze che adottano un linguaggio matematico.
UN FRENO ALLO SVILUPPO SCIENTIFICO
La filosofia di Platone contiene però anche un elemento di freno allo sviluppo scientifico. Il cosmo fisico, infatti, in quanto copia delle Idee, non può avere in generale un ordine matematico perfetto. La Terra, in particolare, ha un alto grado di imperfezione. E cioè di disordine, tale per cui i fenomeni fisici non presentano una sufficiente regolarità matematica. Pertanto non se ne può fare scienza.
Ne segue che le conoscenze terrestri - cioè la fisica terrestre, la geologia, la meteorologia, la chimica, la biologia, ecc. - a differenza di quelle celesti non possono, né mai potranno, essere scienze. Questa tesi platonica disincentiva la ricerca scientifica a livello della natura terrestre.
PLATONE E LO SVILUPPO DELL’ ASTRONOMIA
Questa stessa tesi incentiva invece la ricerca scientifica a livello della fisica celeste, cioè dell’astronomia. Da questo punto di vista, Platone non si limita a dare un contributo alla formazione della scienza sul piano epistemologico, cioè della teoria della scienza. Egli promuove anche la pratica della scienza, appunto la costruzione della scienza astronomica.
All’interno dell’Accademia egli assegna ai suoi allievi e collaboratori il compito di elaborare una teoria matematica dei moti astrali compatibile con l’osservazione a partire da postulati matematici:
1. il cosmo è una sfera di dimensioni finite che ruota da est verso ovest, sull’interno della quale sono infisse le stelle;
2. la Terra è una sfera immobile al centro del cosmo;
3. intorno alla Terra ruotano 7 pianeti (in greco, vagabondi): Luna, Mercurio, Venere, Sole, Marte, Giove, Saturno;
4. tutti i moti astrali sono perfettamente circolari e uniformi.
IL PROBLEMA DEI PIANETI VAGABONDI
Per svolgere il compito assegnato da Platone è necessario risolvere un difficile problema. Scrutando di notte il moto di stelle e pianeti si osserva facilmente che esso è circolare ed uniforme da est verso ovest. Ma oltre a questo moto giornaliero di 24 ore, i pianeti presentano anche un moto di durata annuale che non è del tutto circolare e uniforme. Per questo motivo vengono chiamati “vagabondi”. Per brevi periodi il loro moto assume delle traiettorie a zigzag o addirittura ad anello. Questo fenomeno è chiamato “moto retrogrado”.
Dunque, per spiegare i moti astrali attraverso la matematica, occorre ricondurre il moto retrogrado irregolare alla regolarità matematica. E cioè a orbite circolari e uniformi. Inoltre bisogna anche spiegare qual è la causa di queste ultime.
LA PRIMA TEORIA ASTRONOMICA SCIENTIFICA
A risolvere il problema ci riesce il matematico Eudosso. Per spiegare il moto circolare giornaliero dei pianeti, egli teorizza che siano infissi su grandi sfere trasparenti concentriche che ruotano intorno al proprio asse.
In secondo luogo, per spiegare il moto retrogrado, ricorre alla combinazione dei moti di altre sfere trasparenti, da 1 a 3 a seconda dei casi. Ognuna di esse ruota intorno al proprio asse con inclinazioni, velocità uniformi e versi differenti. Ma trasmettendo il proprio moto alla sfera su cui è infisso il pianeta.
Con questo complesso meccanismo Eudosso riesce a dedurre dalla sua teoria matematica traiettorie orbitali che si approssimano in modo soddisfacente ai moti retrogradi osservati. Riesce così a ricondurre dei moti apparentemente non regolari, e quindi non matematizzabili, a moti circolari uniformi, regolari e matematici.
In questo modo Platone ed Eudosso elaborano la prima teoria astronomica scientifica. Si tratta di una teoria geocentrica, e come tale destinata a essere superata nel contenuto. Tuttavia, essa ha la forma di ogni teoria scientifica: quella di riportare l’apparente disordine empirico dei fenomeni naturali a un ordine teorico il più possibile di tipo matematico.
IL PRIMATO DELLA TEORIA
Riguardo al primo, Platone sostiene che nella nostra mente sono presenti le Idee, cioè le matrici di ogni cosa. Mentre l’osservazione sensibile ci fa conoscere le cose solo come copie deformi delle Idee. Ne segue che per fare scienza, cioè per conoscere la reale e vera costituzione delle cose, si deve partire dalla teoria, cioè dal ragionamento puro. E in base alla teoria giudicare l’esperienza e utilizzarla in modo selettivo.
L’INSDIPENSABILITA’ DELLA MATEMATICA
Riguardo al 2° principio, Platone afferma che il mondo delle Idee ha principi (Uno, Diade, Numeri ideali) e un ordine matematici. Dunque il cosmo fisico, in quanto sua copia, possiede una costituzione matematica. Per fare scienza è pertanto indispensabile descrivere e spiegare le cose e i fenomeni naturali utilizzando la matematica. In altre parole, sono scienze solo quelle conoscenze che adottano un linguaggio matematico.
UN FRENO ALLO SVILUPPO SCIENTIFICO
La filosofia di Platone contiene però anche un elemento di freno allo sviluppo scientifico. Il cosmo fisico, infatti, in quanto copia delle Idee, non può avere in generale un ordine matematico perfetto. La Terra, in particolare, ha un alto grado di imperfezione. E cioè di disordine, tale per cui i fenomeni fisici non presentano una sufficiente regolarità matematica. Pertanto non se ne può fare scienza.
Ne segue che le conoscenze terrestri - cioè la fisica terrestre, la geologia, la meteorologia, la chimica, la biologia, ecc. - a differenza di quelle celesti non possono, né mai potranno, essere scienze. Questa tesi platonica disincentiva la ricerca scientifica a livello della natura terrestre.
PLATONE E LO SVILUPPO DELL’ ASTRONOMIA
Questa stessa tesi incentiva invece la ricerca scientifica a livello della fisica celeste, cioè dell’astronomia. Da questo punto di vista, Platone non si limita a dare un contributo alla formazione della scienza sul piano epistemologico, cioè della teoria della scienza. Egli promuove anche la pratica della scienza, appunto la costruzione della scienza astronomica.
All’interno dell’Accademia egli assegna ai suoi allievi e collaboratori il compito di elaborare una teoria matematica dei moti astrali compatibile con l’osservazione a partire da postulati matematici:
1. il cosmo è una sfera di dimensioni finite che ruota da est verso ovest, sull’interno della quale sono infisse le stelle;
2. la Terra è una sfera immobile al centro del cosmo;
3. intorno alla Terra ruotano 7 pianeti (in greco, vagabondi): Luna, Mercurio, Venere, Sole, Marte, Giove, Saturno;
4. tutti i moti astrali sono perfettamente circolari e uniformi.
IL PROBLEMA DEI PIANETI VAGABONDI
Per svolgere il compito assegnato da Platone è necessario risolvere un difficile problema. Scrutando di notte il moto di stelle e pianeti si osserva facilmente che esso è circolare ed uniforme da est verso ovest. Ma oltre a questo moto giornaliero di 24 ore, i pianeti presentano anche un moto di durata annuale che non è del tutto circolare e uniforme. Per questo motivo vengono chiamati “vagabondi”. Per brevi periodi il loro moto assume delle traiettorie a zigzag o addirittura ad anello. Questo fenomeno è chiamato “moto retrogrado”.
Dunque, per spiegare i moti astrali attraverso la matematica, occorre ricondurre il moto retrogrado irregolare alla regolarità matematica. E cioè a orbite circolari e uniformi. Inoltre bisogna anche spiegare qual è la causa di queste ultime.
LA PRIMA TEORIA ASTRONOMICA SCIENTIFICA
A risolvere il problema ci riesce il matematico Eudosso. Per spiegare il moto circolare giornaliero dei pianeti, egli teorizza che siano infissi su grandi sfere trasparenti concentriche che ruotano intorno al proprio asse.
In secondo luogo, per spiegare il moto retrogrado, ricorre alla combinazione dei moti di altre sfere trasparenti, da 1 a 3 a seconda dei casi. Ognuna di esse ruota intorno al proprio asse con inclinazioni, velocità uniformi e versi differenti. Ma trasmettendo il proprio moto alla sfera su cui è infisso il pianeta.
Con questo complesso meccanismo Eudosso riesce a dedurre dalla sua teoria matematica traiettorie orbitali che si approssimano in modo soddisfacente ai moti retrogradi osservati. Riesce così a ricondurre dei moti apparentemente non regolari, e quindi non matematizzabili, a moti circolari uniformi, regolari e matematici.
In questo modo Platone ed Eudosso elaborano la prima teoria astronomica scientifica. Si tratta di una teoria geocentrica, e come tale destinata a essere superata nel contenuto. Tuttavia, essa ha la forma di ogni teoria scientifica: quella di riportare l’apparente disordine empirico dei fenomeni naturali a un ordine teorico il più possibile di tipo matematico.
PLATONE 16: teoria e pratica della scienza camera iphone 8 plus apk | |
5 Likes | 5 Dislikes |
471 views views | 2.47K followers |
People & Blogs | Upload TimePublished on 15 Feb 2016 |
Không có nhận xét nào:
Đăng nhận xét